Poeti contemporanei Marco MASCIOVECCHIO

già conoscevi la tua fine
avevi gettato il cuore oltre il confine
del moralismo d’una società perbene.
bruciavi il tempo bruciando nel suo fuoco
come il sacerdote brucia nel turibolo l’incenso
tradito dall’amore, un lupo che brama sesso.
macellato fino all’osso, messo in croce,
dal Golgota all’Idroscalo morto ammazzato
il corpo amato senza resurrezione
e poi l’ultimo respiro: liberazione.

***

l’insonnia è la mia badante
di notte pulisce la mia bocca
sporca d’infetto sangue
veleno ingoiato durante il giorno
dagli orifizi spurgo.
lei è qui, ascolta silenziosa il mio delirio
mi sbatte in faccia i miei peccati
viaggio con lei nel pozzo dei ricordi,
stringe la mia mano fino al mattino,
al sorgere dell’alba finisce il turno
tornerà la prossima notte, puntuale,
timbrando il cartellino.

***

abbiamo solo questa vita da calpestare
lungo tornanti incerti, gli anni,
l’odore della terra dopo la pioggia
la nostra seconda pelle, la sostanza,
accecati dalla nebbia o cariati sotto il sole
passi malfermi sotto un angolo di cielo
mentre s’addensano nuvoloni neri,
l’uomo nell’abisso del non sapere
cosa l’attende nell’ultimo passo breve,
un lieve soffio sulla candela
e un ricciolo di fumo, sciolta cera.


Marco Masciovecchio appartiene alla generazione più condannata dai media, dipinta come «gente fannullona sdraiata sul divano», non interessata al lavoro, contenta di un misero reddito di cittadinanza. Ora quella generazione, né boomer né digitalizzata, ha finalmente il suo poeta.
Poco più di niente è composta da versi liberi, casualmente assonanzati ed è un grido estremo di un “povero cristo” che prima dell’alba, nella notte nera, cerca un senso alla sua vita, attraverso visioni e ombre del lontano passato. Il suo corpo “insanguinato”, proprio come quello di Cristo è al centro del libro che inizia con una poesia dedicata a Pasolini, che aveva gettato «il corpo nella lotta…», e «sono solo e nudo» canta, in mezzo ai desolati barboni di colore della sua città, alle ragazze anoressiche, alle spade degli eroinomani.
(dalla prefazione di Renzo Paris)

Marco Masciovecchio (Roma,1967) è impiegato in una multinazionale con sede a Roma. Poco più di niente è il suo esordio poetico.


Poeti contemporanei Elisabetta STRAGAPEDE

Trilogia minima

 Ecco come stride la vita

sotto un’edicola votiva

dedicata all’Odegitria

una madonna nera

fa offerta di sé.

Ecco come stride la vita

mio padre ed io

su una strada in salita

attraversati senza pudore

da una vecchia canzone d’amore

sospiriamo all’unisono

tra fotogrammi incompiuti

che riaffiorano.

 Ecco come stride la vita

si parte nella notte infinita

noi griffati con l’operatore

loro scalzi col traghettatore.

*

Ci siamo persi

nel punto non suturato

dell’innesto dimenticato.

Il resto è vita

rinata

sulla memoria secca della ferita.

*

L’ombra sull’asfalto

pulcino tenaglia

becca

alle oscillazioni delle nuvole.

Uno due trac

i secondi s’infrangono nella resa.

La campagna

vestita per il contadino

ci penserà un dio

dalle mani di ghiaccio

a denudarla.

*

(Inedita)


Elisabetta Stragapede vive a Ruvo di Puglia e lavora nel campo dell’editoria. Ha fondato l’Associazione culturale In folio, per la quale si occupa dell’organizzazione di eventi, manifestazioni culturali e della realizzazione del format “Passeggiate letterarie”.

Le sue poesie sono presenti in diverse antologie e enciclopedie poetiche. Vincitrice di “Talento da Poeta 2017”, nel 2018 ha pubblicato La misura del tempo, SECOP edizioni.

Nel 2020 ha partecipato all’album Anche se parto domani, Osteria del mandolino, Edizioni musicali Flipper/Cosmica con il testo della canzone Se tornasse primavera. Ha curato per LiberAria Editrice la revisione della traduzione del romanzo Chouquette di Émilie Frèche (2022).

La variabile umana, Liberaria Editrice (2022), è la sua ultima pubblicazione.

Poeti contemporanei Elisabetta STRAGAPEDE

Trilogia minima

 Ecco come stride la vita

sotto un’edicola votiva

dedicata all’Odegitria

una madonna nera

fa offerta di sé.

 Ecco come stride la vita

mio padre ed io

su una strada in salita

attraversati senza pudore

da una vecchia canzone d’amore

sospiriamo all’unisono

tra fotogrammi incompiuti

che riaffiorano.

 Ecco come stride la vita

si parte nella notte infinita

noi griffati con l’operatore

loro scalzi col traghettatore.

*

Ci siamo persi

nel punto non suturato

dell’innesto dimenticato.

Il resto è vita

rinata

sulla memoria secca della ferita.

*

L’ombra sull’asfalto

pulcino tenaglia

becca

alle oscillazioni delle nuvole.

Uno due trac

i secondi s’infrangono nella resa.

La campagna

vestita per il contadino

ci penserà un dio

dalle mani di ghiaccio

a denudarla.

*

(Inedita)


Elisabetta Stragapede vive a Ruvo di Puglia e lavora nel campo dell’editoria.

Ha fondato l’Associazione culturale In folio, per la quale si occupa dell’organizzazione di eventi, manifestazioni culturali e della realizzazione del format “Passeggiate letterarie”.

Le sue poesie sono presenti in diverse antologie e enciclopedie poetiche.

Vincitrice di “Talento da Poeta 2017”, nel 2018 ha pubblicato La misura del tempo, SECOP edizioni.

Nel 2020 ha partecipato all’album Anche se parto domani, Osteria del mandolino, Edizioni musicali Flipper/Cosmica con il testo della canzone Se tornasse primavera.

Ha curato per LiberAria Editrice la revisione della traduzione del romanzo Chouquette di Émilie Frèche (2022).

La variabile umana, Liberaria Editrice (2022), è la sua ultima pubblicazione.

Poeti contemporanei Rita BONETTI

LA FINE DELLE COSE

La fine delle cose

è nello spegnersi delle parole

nel silenzio che resta

al centro della ferita

le parole taciute

che non potrai mai coniugare

disegnano un solco

negli angoli acuti della memoria

come un filo spezzato

come una pagina bianca

che prima era solo neve

**

ARRIVERA’ IL VENTO

Arriverà il vento

chissà da dove

e spargerà foglie tristi d’ombra

pioggia fitta e folate

se ne andranno le spoglie della lunga estate

e se ne andranno tutti

e noi

dalle case autunnali

le luci accese nel vuoto notturno

a leggere i segni delle ombre

sul muro di fronte

anche se

il destino appariva già

dentro a una stella

**

POST MORTEM

Dovevamo sgombrare la stanza

e facemmo un mucchio gettato a terra

di maglie camicie abiti foulard

impregnati del suo odore

perle infilate da pochi soldi

un borsellino di plastica blu

Così buttammo tutto quanto

sangue e cuore

l’anima in dono agli altri vecchi, se serviva

Per noi, qualche borsetta

l’oro era poco ed è sparito

chissà chi l’ha venduto

nemmeno quella cena in suo ricordo

come si era detto

Sono niente si sa

le cose accumulate in una vita

lo leggo sempre

ogni giorno

nei sottotitoli


Rita Bonetti, bolognese di nascita, laureata in Archeologia, vive a San Lazzaro di Savena dove svolge la sua attività di studiosa di Preistoria ed Evoluzione umana.

Come scrittrice ha pubblicato una raccolta di racconti scritti a tre mani con altre due socie di scrittura dal titolo Le regine di quadri- A. Siciliano editore. 

Alcuni racconti scritti individualmente, sono compresi nell’antologia di microracconti In poche parole – Puntacapo editore.

Ha pubblicato tre sillogi poetiche: Ho seminato perle nella tempesta- Urso Editore 2019;  Persiane Blu -Armando Siciliano Editore 2019;D’amore e di altre storie-Bertoni Editore 2022.  

Suoi scritti sono apparsi in riviste, lit-blog e in numerose antologie, anche legate a premi letterari, in alcuni dei quali ha ricevuto anche importanti riconoscimenti, ha ricevuto la Menzione D’onore  per la sez. Poesia singola al Premio Guido Gozzano 2023.

Diversi testi sono stati tradotti in arabo e in catalano. Alcuni spettacoli teatrali di recitazione e musica incentrati su poesie e testi  di cui è autrice, sono andati  e andranno ancora in scena a Bologna e in altre città emiliane.

I suoi versi sono stati selezionati nello spazio La bottega della Poesia de “La Repubblica” (Bologna Maggio 2019; Gennaio 2020)-(Milano Giugno 2021)-(Torino Marzo 2023).

E’ compresa  tra i 10 vincitori  del Concorso AURORA Bottega della poesia della Repubblica, selezionati fra tutti i testi pubblicati nel 2023.


Poeti contemporanei Ginevra SANFELICE LILLI

Orientati

pensando a vuoto.

Senza troppi programmi

visite, calendari.

Doveri e compagnie.

Telefono, telecomandi.

Troverai il fondo e lì,

uno specchio.

Roma, 10 luglio 2021

*

Occhi d’oro

e bocca di corallo

avrai tu ora che sei morto

per tua stessa mano.

Eri steso a terra

un giorno di ottobre

senza pudore di morte.

Ti ho scorto

e sono proseguita

fra le strade di casa

impietrita

nel vedere i tuoi folti capelli

chiari, la testa docile sulle pietre.

Roma, 29 ottobre 2020

*

Ci sfioreremo, come trottole

ciascuno con i propri colori

con le nostre scintille

sopite, manifeste. E gireremo

e ci perderemo

nella speranza di ritrovarci

nell’altro, di conquistare

frammenti di noi stessi, lì, e nei ricordi

scaturiti. Trottole dal giro inverso

ruoteremo attorno

alle nostre stesse anime.

Campidoglio, Roma, 22 febbraio 2017

*


Ginevra Lilli

Ginevra Sanfelice Lilli è nata a Roma nel 1972, dove tuttora vive e lavora. Dopo la formazione scolastica in lingua francese, e tre anni di permanenza negli Stati Uniti, ha seguito studi universitari in comunicazione e giornalismo. Si è formata autonomamente sia nella scrittura, fin da bambina, sia nel disegno astratto, cui si è dedicata in seguito. Ginevra Lilli è figlia adottiva di Laura Lilli (Roma 1937-2014) scrittrice, femminista, critico letterario, poeta. Ginevra Lilli ha esposto a Roma e a Milano. Nel 2014 esce la sua prima raccolta di poesie Diario ordinario (edito da Marco Saya Edizioni, Milano), presentata al pubblico in contemporanea con la serie di diciannove lavori, su carta in bianco e nero, con lo stesso titolo. La sua prima raccolta di poesie è stata segnalata al Premio Internazionale di Letteratura Città di Como, 2015. Ancora oggi continua in parallelo la sua ricerca fra segno e parola poetica.

Poeti contemporanei Rosaria SCIALPI

La commedia del tempo

Veniamo al mondo

Per una decisione altrui,

Un futile errore

Un capriccio umano

Che ci impone di partecipare alla commedia del tempo.

Noi,

Miseri commedianti,

Giullari della corte dei minuti e delle ore,

Allo sbaraglio, senza canovaccio né parte.

**

Periferie urbane

Nel macrocosmo di città depensanti

Di vie inquinate da sporche menzogne

Ricamate da trafficanti di parole

Noi siamo periferie urbane

In decadimento

**

Estranea

Estranea

Mi sono sempre affacciata

Alla finestra della vita

Un marchio a fuoco

Inciso sulla fronte

**


Rosaria Scialpi è nata a Taranto nel 1996. Laureata in Lettere moderne con lode, ha scritto articoli per riviste scientifiche, collaborato con testate giornalistiche del territorio pugliese e cura la comunicazione di un festival letterario.

Nel 2022 l’esordio con la silloge poetica Lembi di verità (L’Erudita, 2022), vincitrice del Premio Saffo Poesia Giovane e del Premio Troccoli Magna Graecia, a cui segue il saggio La trilogia del Nostos (Pellegrini, 2023).

Recentemente è anche stata curatrice del saggio Sulle Sponde della Magna Grecia – Il Novecento

di Spagnoletti, Carrieri, Grisi e gli altri (Passerino Editore, 2023), di cui prossimamente sarà

pubblicata una seconda edizione. Alcuni suoi racconti appaiono in antologie.

Alcuni suoi racconti compaiono in antologie.

Ha collaborato al saggio Alessandro Manzoni. La tradizione in viaggio (parte del Progetto Scientifico Manzoni 150, patrocinato dalla Camera dei Deputati) con il contributo dal titolo Manzoni gotico I Promessi sposi e il romanzo gotico di lingua inglese.

È autrice di un podcast incentrato sulle versioni meno note dei miti classici dal titolo Mitopedia: il mito come non te l’hanno raccontato, spin-off della pagina Instagram omonima.

Poeti contemporanei Gianni Antonio PALUMBO

MARTIRIO DI UN SAN SEBASTIANO (da Il tempo della carestia, Tabula Fati, 2023)

Sulla pubblica piazza

ti fecero camminare a piedi nudi.

Ti crocifisse

la rabbia volgare di teppisti.

Imprimevano

con le nocche sui calcagni

lo stigma della tua diversità.

Volevano umiliarti,

ebbri, alla terra.

Ma la tua patria è il cielo.

ALLA NOTTE (da Il tempo della carestia, Tabula Fati, 2023)

Non c’è amore che salvi dalla notte

perché la notte è in noi.
Ci avvolge nelle sue spire,

nostra melancolica compagna.

Forse è vero

che nascemmo per il buio

Illusione è questo angusto cerchio

di sole che ci incanta ci sorprende.

Forse è la notte

la dimensione delle mani.

È corpo del nostro corpo.

La notte è nel respiro

la notte è forma dei nostri pensieri.

Caglia i sogni

e supernove

li rigurgita in spazi interstellari.

Siamo notte notte notte.

Questo è il mistero.

Questa

la ragione del cosmo.

RAGAZZI ALLA FONTANA (inedita)

I ragazzi a torso nudo e piedi scalzi

Si lavano i toraci alla fontana

Le canne accese al gentleman fuor d’acqua

danno una impressione d’astratta oscenità

Con la tensione di rissa nell’aria e con il fumo

aspiri lo scherno ammalorato in fondo agli occhi

Le loro voci sono piume per solleticare i grilli

Le loro risa il piombo sull’autunno della tua sterilità

Che cosa mai riscatterà le loro vite?

Di certo non il verso del gufo che li spia.


Gianni Antonio Palumbo, 20/03/1978, Molfetta (BA)

Alfiere del Lavoro, molfettese. Abilitato a professore di seconda fascia in Italianistica (10 F/1) e Filologia italiana (10 F/3), è ricercatore in “Letteratura italiana” presso il DISTUM dell’Università di Foggia, dove insegna “Filologia della letteratura italiana” e “Metodologia della critica letteraria” nel CdS di LM “Filologia, Letterature e Storia” e “Letteratura italiana” nel CdS di LT “Scienze dell’Educazione e della Formazione”. Ha curato l’ed. critica di opere di Giovan Battista della Porta, Pellenegra, Cocorella; in corso di stampa quella dei racconti di Antonio Fogazzaro. Direttore artistico della “Notte bianca della Poesia”, è pubblicista e redattore di “Menabò”, “Quindici”, “Luce e Vita” (per cui cura la rubrica di poesia metafisica “Riflessi”) e collabora all’Open Space di Roberto Gassi “Nelle scarpe dello scrittore” con la rubrica “Passi di Poesia”. Suoi lavori più recenti l’edizione delle Rime di Isabella Morra (Stilo, 2019) e de La Grazia di Dino Terra (Marsilio, 2023), il romanzo Per Luigi non odio né amore (Scatole Parlanti, 2020), la silloge poetica Il tempo della carestia (Tabula Fati, 2023) e il dramma Le ombre. Come Giano bifronte critico, è artefice del blog di critica https://gianobifrontecritico.wordpress.com/

Poeti contemporanei Gabriele GRECO

Lavacro di mestizia

Sovente

per te

si tocca

il sordo

nero

fondo

del nulla.

E

tu

più

in giù

rimani.

Si

riemerge

puliti

come

bambini

profumati

di bianco

in una

nuova

necessaria

infanzia.

***

Sognai di te.

Delicato piacere

o noia del tempo.

Segreta falena nottambula.

Desiderio ineluttabile.

La fredda aurora

disperse le lacrime

sulla riva del mare.

Tutto si trasfigurò.

Qualcuno sentì un sollievo

nella tua culla di spuma.

***

È sera

e tu pettini

filamenti

d’inganni.

Frantumi

d’ogni tempo e

d’ogni dove.

Afosa

è una bocca

(non so se la tua

             o la mia).

Lenta è l’ora.

E lasci che tutto

ritorni

a quelle buie

e unte

urne di preghiere.

Sigillo.

Cristallo di silenzio.

***

Le tre poesie sono tratte dalla raccolta: Gabriele Greco, Bruciaglie, peQuod, 2022


Nota bio-bibliografica

Gabriele Greco nasce nel 1978 a Fucecchio (Firenze).

Dopo il diploma di maturità classica, pubblica le sue prime raccolte di poesie: Lieve, stelle in processione (Titivillus edizioni, 1998) e Petali notturni (Titivillus edizioni, 1999). Frequenta la Facoltà di Lettere presso l’Università degli Studi di Firenze, laureandosi in Teoria e Critica della Letteratura con una tesi sul poeta e pittore francese Henri Michaux. Dal 2015 vive in Svezia, a Örnsköldsvik, dove insegna italiano, francese, spagnolo e arti visive in un liceo. Nel 2020 pubblica alcuni inediti in Affluenti. Nuova poesia fiorentina. Vol. 2 (Ensemble). Nel settembre 2022 è finalista con la poesia inedita Cardeto alConcorso Se vuoi la pace prepara la pace indetto dall’Università per la Pace, dalla Regione Marche e dal Museo Tattile Statale Omero di Ancona e a Spoleto, riceve il Premio Internazionale Menotti Art Festival per la Letteratura 2022. A Firenze, nel marzo 2023, la sua ultima raccolta di poesie, Bruciaglie (peQuod, 2022) ottiene la Menzione Speciale al Premio internazionale di Narrativa e Poesia “Litterae Florentinae” (Sezione poesia edita). Nel mese di aprile è a Lugano (Svizzera) dove partecipa ad una lettura di poesie insieme a numerosi poeti svizzeri, italiani ed europei, in occasione della mostra Sentinella a che punto è la notte? A Imola, nel mese di maggio, Bruciaglie riceve la Menzione d’Onore nella sezione poesia edita al Premio Nazionale di Poesia e Narrativa Alda Merini (8° Edizione) e a Grosseto, partecipa al Festival della Poesia Terra di mare, organizzato dal poeta David La Mantia. A giugno Bruciaglie ottiene la Menzione di merito nella sezione poesia edita al Premio di Poesia Paesaggio interiore (III° Edizione). Ad agosto, riceve a Trieste la segnalazione alla XVI Edizione del Concorso Invito alla Poesia entrando a far parte dell’Antologia con una poesia inedita e, a Santa Margherita Ligure, vince la Menzione speciale a La bellezza rimane – Premio Internazionale di Poesia per una poesia inedita che sarà pubblicata nell’Antologia 100 Thousand Poets for Change (seconda edizione), Lavinia Dickinson Editore.A Verona, Bruciaglie riceve l’Attestato di merito al Premio di Poesia e Prosa Lorenzo Montano (37° edizione). A novembre, vince ad Avezzano il Premio Speciale Mirkaper due poesie inedite all’ottava edizione del Premio di Poesia Romolo Liberale.Nel mese di febbraio 2024, riceve il Gran Premio della Giuriacome Migliore autore italiano residente all’estero alla 30° Edizione del Premio Nazionale di Poesia Inedita Ossi di Seppia (Taggia, Imperia).Le sue poesie sono state pubblicate e recensite su diverse riviste letterarie italiane e tradotte su riviste estere in inglese, spagnolo, polacco e svedese.

Poeti contemporanei Viola BRUNO

Viola BrunoDi luce compressa. L’inedito letterario, Pineto, (TE), 2023 

Del Dolore ditemi, Signori


Ditemi Signori, dite
se riconoscete questa lama
che di luce compressa
da fessura taglia
Ditemi
se da lì vedete
spalliera o corrimano liso
per appoggiar la mano
per riprender fiato
per fermare il capogiro
Ditemi oltre,
concederanno le palpebre
agli occhi di rialzarsi
se cadrà un attimo lo sguardo
a toccar terra
oppure di pietra secca si faranno?
Dite ancora, dite
si scioglieranno poi le lacrime,
o diventeranno verde sale,
come rubinetti
nelle località di mare?
Scenderà la febbre, dite
con qualche pianta o magia antica,
basterà acqua gelida
sui polsi sulle tempie,
perché dal corpo l’anima si scuota?
Ditemi, se lo sapete, dite.
Sfioratemi le spalle
e poi, di grazia, dite
se cicatrici delle ali mie sentite.

***

Figlio


Figlio
il mondo a te non ho concesso
né spiraglio né un appiglio
il ventre mio inutile scoglio
Pietra per oltre un miglio
al cuore ed oltre
svuotato e spoglio
Vuoto
che a te io rassomiglio
unico chiodo
che alla mia croce incaglio
Come una nave
in viaggio e ormai relitto
ancorata al porto
ma in attesa di un ormeggio
Figlio che non sei
che mai sarai
altro da me, da quell’idea
che altrove è viva
ma qui
ormai per sempre
alla deriva.

***

Pesca del cigno


Come criceti
si nasce in una ruota
ogni discesa
declina prima della vetta
non c’è riposo
ma ancora la salita.
Il mondo è dentro,
nel fondo del tuo petto:
pesca del cigno con la calamita.


Viola Bruno ha quarantadue anni e vive in Maremma. Questa è la sua prima silloge, finalista al premio Pietro Carrera 2023. I suoi versi sono contenuti anche in tre antologie pubblicate da “L’inedito Letterario”: I segreti delle piccole cose, Poesie d’amore e Fiumi di parole d’amore.

« Viola Bruno è un’autrice particolare. Tinte scure, quasi nere, grigio cenere e vetuste condizioni sono quelle della sua poesia. In un’altalena di parole, di rime alternate a volte senza un controcanto rimato, nel tentativo infinito di riemergere dal fondo e di non subir retaggi delle mal condizioni. Questo scrivere racconta i poeti e delle loro altre sensazioni profonde, i sentimenti umani: Pozzi, Pavese, Sbarbaro, Luzi, a volte Sanguineti – quando il verso non lo tiene – e poi l’emozione dei greci e la profondità della poesia Classica e Middle Europa. La scrittura in un processo di trasformazione di singhiozzi remoti di dolore, spolverati e abbracciati con la compassione del naufrago verso il tronco che galleggia visto come zattera di salvezza. E poi la morte e la nascita in un cambio di pelle, quasi un abito nuovo, un essenziale con cui darsi una nuova ventata di profumo, una danza, un equilibrio nuovo di zecca, delicato, a rafforzare una sfumata di nera fuliggine su color sparso di cipria e sorrisi sottesi ma inesistenti. La poesia come un mezzo, un inizio, una possibilità, una pace, un balsamo, una ferita, un grido, un sussurro, un silenzio ».

(Dalla presentazione di Fabio Martini)

Poeti contemporanei Maria Teresa COPPOLA

Spendersi.

Senza calcolo,

senza ossessione di profitto.

Essere orecchio assoluto

e tradurre

i racconti delle radici,

l’ anima dei gatti.

Essere vento

che lucida l’ aria,

fa asciugare il bucato,

increspa le pozzanghere

liberando colori,

aiuta le cose a cantare.

Essere secchio,

brocca che perde lungo il tragitto.

Nascono erbe e fiori

dove la goccia cade.

Si chiama vita.

E ne vale la pena.

(da “Sottovoce”, ed. Helicon )

***

Oscillo tra l’algida Toscana

dissacrante, medievale,

ubriaca d’,arte,

stregata da borghi,

torri e campanili,

disegnata a misura di perfezione,

commovente di crete e cipressi

e il pigro Salento fatalista,

fiero, mediterraneo,

medio-orientale

che sa che gli dei

non son fuggiti

ma occhieggiano

ai bordi delle cose.

(da “C’è di più”, ed. Aletti)

***

Io non avevo

niente da dargli.

Volevo

essere ombra

della sua ombra,

andare nella pioggia

per nascondere lacrime,

piangere sott’acqua

sale contro sale.

Io so

che sono scale strette,

insidiose

quelle scavate

sui promontori

a raggiungere il mare

se anche chi ami

hai dovuto restituire.

(da “C’è di più”, ed. Aletti)


Cenni biografici

Salentina di nascita, toscana di adozione, MariaTeresa Coppola si laurea in giurisprudenza a Pisa, dove vive tuttora. Qualche anno di ricerca presso l’ Istituto di filosofia del diritto e di esercizio della professione legale, poi docente di Discipline giuridiche. Sin da bambina a casa del poeta Girolamo Comi frequenta letterati quali Alfonso Gatto, Diego Valeri, A.Onofri, O. Macrì. L’amore per la poesia si accentua in seguito all’affettuosa contiguità col poeta e critico d’arte Raffaele Carrieri. Varie sue liriche sono presenti in più antologie e nel collettaneo “Argeste’23”, ed Aletti. Nel 2023 ha pubblicato le sillogi autonome “Sottovoce” ed.Helicon e “C’è di più”, ed. Aletti. Ha vinto il Premio Casentino 2023, ” Il canto di Dafne”,il Premio dell’ Accademia Casentinese2023 Una sua silloge è quest’ anno tra i finalisti del Contropremio Carver.