‘La speranza è quella cosa piumata’: parlare di speranza con gli adolescenti attraverso la poesia – di Mariatina Alò

Da tempo sono appassionata di scrittura poetica femminile e ho deciso di portare la storia e la poesia di alcune poete a me care in un breve percorso sulla poesia femminile tenuto nelle classi della scuola secondaria di secondo grado. La lettura della poesia è una proposta rischiosa e non sapevo dove mi avrebbe portata, se i ragazzi e le ragazze l’avrebbero accolta. Ho incontrato circa 5 classi provenienti da diverse scuole e con formazione differente e ho proposto loro lo stesso format, non è importante infatti che avessero o meno studiato una specifica preparazione sulla poesia contemporanea. Sono partita da un brainstorming con alcune domande stimolo per avvicinarmi alla poesia in modo cauto. Ho fatto un cenno all’uso della parola poeta, come appellativo sia per l’uomo che per la donna, da quando alla fine degli anni Ottanta, il termine “poetessa” fu messo in discussione nell’opera “Il sessismo nella lingua italiana”, curata da Alma Sabatini (studiosa ed attivista del movimento femminista nel ‘900). Abbiamo quindi aperto una finestra affacciandoci su un vasto campo in cui sono state richiamate le poete a noi più vicine nel tempo: dal 1800 in poi, quindi Emily Dickinson, Sylvia Plath, Anne Sexton, Virginia Woolf, Anna Achmatova, Amelia Rosselli. Ho raccontato alcune vicende di queste donne e della morte che accomuna molte di loro: il suicidio. Per queste poete la poesia svolge un ruolo essenziale perché consente di accedere ad uno spazio più autentico, di superare le imposture dell’esistenza: la parola è infatti anche minaccia di separazione dalla vita, rischio di inaridimento oppure di disgregazione, la lingua poetica insieme salvifica e mortifera.

Ma non si è detto di morte, si è detto di vita, di vita e di speranza, di quella speranza che nei versi letti, i ragazzi e le ragazze hanno saputo cogliere.

Il laboratorio è stato diviso in due momenti: il primo in cui c’è stata la lettura di due poesie, seguita da un lavoro di scrittura ed il secondo in cui ho distribuito un foglio su cui vi erano tre poesie sul tema della speranza, da cui avrebbero dovuto trarre un ulteriore componimento con la tecnica della cancellazione di parole.

Ci siamo concentrati, quindi, sulle due poete: Anna Achmatova e Amelia Rosselli e di queste ho letto due componimenti, entrambi cominciano con la stessa forma verbale, che richiama una forte connessione con la realtà tangibile, un’affermazione di verità che non vuole essere negata. Ho chiesto loro di ascoltare le due poesie e appuntare le parole o i versi che sentivano risuonare dentro di sé. Ho proceduto col leggere la poesia dell’Achmatova:

C’è nel contatto umano

C’è nel contatto umano un limite fatale,
non lo varca né amore né passione,
pur se in muto spavento si fondono le labbra
e il cuore si dilacera d’amore.

Perfino l’amicizia vi è impotente,
e anni d’alta, fiammeggiante gioia,
quando libera è l’anima ed estranea
allo struggersi lento del piacere.

Chi cerca di raggiungerlo è folle,
se lo tocca soffre una sorda pena…
ora hai compreso perché il mio cuore
non batte sotto la tua mano.

E ho poi proseguito con la poesia di Amelia Rosselli.

C’è come un dolore nella stanza

C’è come un dolore nella stanza, ed
è superato in parte: ma vince il peso
degli oggetti, il loro significare
peso e perdita.

C’è come un rosso nell’albero, ma è
l’arancione della base della lampada
comprata in luoghi che non voglio ricordare
perché anch’essi pesano.

Come nulla posso sapere della tua fame
precise nel volere
sono le stilizzate fontane
può ben situarsi un rovescio d’un destino
di uomini separati per obliquo rumore.

La voce delle due poete, come un’eco è risuonata nella stanza, richiamando vissuti e immagini nei giovani partecipanti, lasciando venir fuori parole a cui non avevano mai pensato, parole sepolte o inascoltate, parole dette in tempi altri e rimaste a mormorare.

Infine, ho chiesto di comporre un verso utilizzando sole sei delle parole da loro segnate e scriverlo su un post-it. Ecco, questo è quello che abbiamo fatto con la parola poetica: i ragazzi e le ragazze hanno maneggiato la poesia e in un gioco di rimandi evocativi, hanno provato a comporre il loro verso, a saggiare la propria voce, hanno sperimentato l’incontro con il testo poetico in una modalità atipica, che non si aspettavano. Quei versi, i loro versi, sono oggi attaccati ai muri nelle classi e dicono della loro storia, dei loro vissuti, della loro vita, dicono chi sono loro come persone e non solo come studenti.

Nel secondo momento, ho fornito un foglio con tre testi poetici: La speranza è quella cosa piumata di Emily Dickinson, Io guardo, tu fiorisci di Patrizia Cavalli e Bambina mia di Mariangela Gualtieri. Questo foglio è stata la tavola su cui hanno lavorato estrapolando dalle parole delle tre poete il loro proprio verso e cancellando il resto con un pennarello nero, come nel metodo del caviardage.

“La Speranza è quella cosa PIUMATA che si viene a posare sull’anima …” scrive Emily Dickinson, la giovane poeta, paragonando la speranza ad una delicata carezza che desta l’anima e le permette di aprirsi, contro ogni tempesta e contro il gelo. E la speranza si esprime anche attraverso la fiducia nel giovane fiore che sboccia, come scrive la Cavalli: Bene, vediamo un po’ come fiorisci, come ti apri, di che colore hai i petali”

Dovremmo porci con tale atteggiamento nei confronti degli adolescenti: osservarli sbocciare, non giudicarli se i loro petali hanno un colore che non ci piace, se chinano il capo da un lato piuttosto che dall’altro, accoglierli nella loro unicità e preservarne sempre la bellezza. E dar loro conforto, conforto e speranza, dir loro che nonostante le brutture, possiamo salvarci in questo mondo, e noi, noi adulti educanti abbiamo la responsabilità di accompagnarli in questo cammino di preparazione alla vita.

“Ma sentiamo. Sentiamo ancora. Siamo ancora capaci di amare qualcosa. Ancora proviamo pietà. C’è splendore in ogni cosa. IO LHO VISTO. Io ora lo vedo di più. C’è splendore. Non avere paura.” 

P.S. : i testi delle tre poesie sono stati lasciati nei caratteri utilizzati per il lavoro di caviardage.

Mariatina Alò