IDA VITALE: CENTO ANNI DI PAROLE PER DIRE SEMPRE IL NUOVO (Note critiche e traduzioni di Yuleisy Cruz LEZCANO)
Cercare e ricercare il non detto, stupire con immagini che diventano concetti, quasi palpabili. È questa la poetica di Ida Vitale: un mito vivente.
Ida Ofelia Vitale Povigna, squisita intellettuale, insegnante, saggista, traduttrice, poeta e critica letteraria nasce a San Felipe y Santiago de Montevideo (Montevideo), capitale dell’Uruguay, il 2 novembre del 1923. È la più longeva esponente del movimento artistico “Generación del ‘45” di cui fanno parte altri grandi scrittori uruguaiani di origine italiana come Juan Carlos Onetti, Carlos Maggi e Idea Vilariño. Ottiene il prestigioso Premio Cervantes nel 2018 e tanti altri riconoscimenti.
La poetessa spesso racconta che il suo avvicinamento alla poesia comincia mentre ascolta, affascinata, da piccola, versi insoliti, vaghi, allusivi che non riesce a decifrare. Prima di cogliere il significato, il contenuto, percepisce il gorgogliante indefinito, il mistero che accompagna la parola, ascoltando e leggendo i versi della poesia “Cima” di Gabriela Mistral, Premio Nobel per la letteratura. Questo avvicinamento, questa meraviglia di Ida Vitale nei confronti della sua maestra Mistral, sono ancora vivi.
Il suo libro Disidencias leves ripercorre, tra incertezze e assenze inevitabili, tutta la sua poetica; la poetessa, nonostante l’esilio nel 1974 per ritornare a Montevideo circa tre decenni dopo, trova dimora nell’inquieta bellezza dei suoi versi.
La voce poetica della Vitale indugia nella natura (nelle piante e negli alberi; nei passeri, negli storni e nei ricci: nel vento, soprattutto nel vento), nella neve e nelle stagioni, negli addii, nelle morti e nei lutti, nelle vicissitudini dell’esperienza umana e nella spinta incessante dell’energia vitale, nella città stagnante e disumanizzante, nel linguaggio e nelle parole. Scrive nell’esistenza della parola.
Dal libro “Oidor andante” (1972): “Decimata, dissanguata, / tagliata in tante parti / come sogni, voglio / però, / questo e non altro modo / di essere viva; / questo e nessun altro modo di morire; / questo sussulto / e non più la solita / dormiveglia. / Come l’ombra di sé stessi / o come un fiammifero violento che arde. / Non c’è altra alternativa, / né più segno identificativo. / Non c’è altra morte. / Non maggiore vita.”
Leggendo questi versi si può facilmente intuire come la poesia possa davvero mantenere viva una lingua, che le sue manifestazioni possono essere varie nel tempo e, soprattutto, che la poesia sa bene come difendere la parola, come far nascere dalle parole, nuove interrogazioni sul mondo e sulle sue forme. Pochi poeti raggiungono davvero questo scopo, tra questi: Ida Vitale, poetessa che è, insieme, classica e moderna dalla poetica che cavalca il drago senza rifiutare il fuoco. Una poetica che cambia continuamente dimora, che decanta e fa grande la lingua spagnola in modo sottile ma incisivo. I suoi accostamenti propongono lo spirito errante delle sue visioni e mettono in evidenza il permanente conflitto tra le parole e il loro significato, caos e ordine che fanno parte dello stesso mare, mare che dà vita a un vasto oceano.
Disidencias leves è una generosa antologia con più di dodici libri di Ida Vitale al suo interno, dal 1949 fino al 2021. Pertanto, all’interno di questa raccolta è possibile cogliere la costanza dei suoi argomenti, ma anche la sua evoluzione, le sue variazioni tematiche e formali nel corso del tempo.
Nelle pagine di questo libro, la prosodia occasionale non prevale sulla chiarezza delle immagini e sull’esposizione di una scena o di un’idea. L’evoluzione poetica è inevitabile. In questo libro si passa dalla visione giovanile alla maturità in cui si indaga tutto ciò che accade, tutto ciò che appare attraverso le parole. I versi poi insistono nell’investigare i momenti originali delle parole e spesso si aprono come a ventaglio in un vento di fede nella missione salvifica della parola.
Le ultime raccolte contenute nel libro mettono in evidenza, insieme al dubbio per i risultati, la malinconia che accompagna i dubbi stessi.
Lo stile della Vitale vanta un ampio spettro di registri. Dall’ordine iniziale si passa alla dispersione simbolica, la quale è anche un modo di occupare casualmente lo spazio e il tempo, come chi diffonde versi, poesie lunghe e brevi, misurate o argomentative, per espandere i limiti di un’esperienza. E poiché in quell’esperienza si mettono in discussione le proprie condizioni di decidibilità, ciò che si diffonde nelle parole è tutta la storia e tutta la vita che hanno originato l’atto creativo. Occorre dire che la maggior parte dell’opera poetica della Vitale non è guidata dalla metrica, ma dall’indagine verbale e dalla ricerca di immagini concrete.
La parola infinito
La parola infinito è infinita,
La parola mistero è misteriosa.
Entrambe sono infinite, misteriose.
Sillaba per sillaba provi a evocarle
senza che una luce annunci il suo dominio,
un’ombra indica a che distanza da loro
sta l’opacità in cui ti muovi.
Vanno ad un certo punto del bagliore e nidificano,
quando le lasci libere nell’aria,
in attesa che un’ala inspiegabile
ti porti fino al suo volo.
È qualcosa di più del suo sapore, il gusto della vita?”
La palabra infinito
La palabra infinito es infinita,
la palabra misterio es misteriosa.
Ambas son infinitas, misteriosas.
Sílaba a sílaba intentas convocarlas
sin que una luz anuncie su dominio,
una sombra señale a qué distancia de ellas
está la opacidad en que te mueves.
Van a algún punto del resplandor y anidan,
cuando las dejas libres en el aire,
esperando que un ala inexplicable
te lleve hasta su vuelo.
¿Es más que su sabor, el gusto de la vida?
Fortuna
Per anni, godere dell’errore
e dell’emendamento,
aver potuto parlare, camminare libera,
non esistere mutilata,
entrare o non entrare nelle chiese,
essere nella notte un essere come nel giorno.
Non essere sposata in un negozio,
misurata nelle capre,
subire il governo dei parenti
o una legale lapidazione.
Non sfilare mai più
e non ammettere parole
che mettono nel sangue
limature di ferro.
Scoprilo per te stessa
un altro essere imprevisto
sul ponte dello sguardo.
Essere umana e donna, né più né meno.
Fortuna
Por años, disfrutar del error
y de enmienda,
haber podido hablar, caminar libre,
no existir mutilada,
no entrar o sí en iglesias,
ser en la noche un ser como el día.
No ser casada en un negocio,
medida en cabras,
sufrir gobiernos de parientes
o legal lapidación.
No desfilar ya nunca
y no admitir palabras
que pongan en la sangre
limaduras de hierro.
Descubrir por ti misma
otro ser no previsto
en el puente de la mirada.
Ser humano y mujer, ni más ni menos.
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Yuleisy Cruz Lezcano