Velo di Sposa

Velo di sposa

Portami da Milano

fino a Gerusalemme

per la luna di miele

di api colorate

che posano sui fiori

cresciuti nella guerra

un polline impazzito

che illumina la terra

Testo di Velo di sposa, canzone dei Radiodervish (1)

Esistono opere di straordinaria bellezza che non sono nelle parole dei libri né nelle raffigurazioni dei quadri, non tra le note di un pentagramma o nei marmi muti delle gliptoteche, né tra i colonnati delle chiese o nei fregi dei palazzi. Esistono opere che si risolvono nel gesto, il cui messaggio si consuma nello stesso momento in cui viene creato dall’artista, come fiamma che arde. Opere che non prevedono la loro conservazione, inafferrabili come il soffio del vento e imprevedibili come il volo di una farfalla.

Una sposa in viaggio, rigorosamente in autostop, da Milano a Gerusalemme, attraversando Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Libano, Siria, Egitto, Giordania, Israele, tutti Paesi che soffrono o che hanno sofferto la guerra.

La sposa, in questo percorso, si dona all’incontro con l’altro portando con sé un immaginario carico di significati positivi: femminilità, amore, gioia, purezza, vita. È questa l’opera pensata dall’artista, arte itinerante che esige vita ed esperienza per veicolare il proprio messaggio, un messaggio di pace, contro la guerra, contro ogni guerra.

L’artista pensa a tutto, ad ogni particolare, e allora tutto diventa simbolo…

Lungo il viaggio l’abito da sposa verrà indossato sempre, così come sempre verranno indossate le scarpe bianche con i tacchi, perché la costruzione della pace così come l’essere donna e madre comporta inevitabilmente sacrificio. Avrà una gonna a forma di giglio – simbolo di innocenza e di purezza per eccellenza – che sarà composta da 11 veli, come 11 petali, uno per ogni Paese attraversato.

Una mantella, che farà anche da velo e che verrà usata come copricapo nei Paesi islamici, servirà per asciugare i piedi delle ostetriche del posto quando la sposa rievocherà il gesto della lavanda dei piedi di Gesù. In questo nuovo e inaspettato frammento di Cena Domini che improvvisamente riemergerà potente dalla storia sarà una sposa, questa volta, a servire, a prendersi cura di chi fa germogliare la vita laddove gli uomini la spezzano con la guerra e con l’odio.

La sposa impegnata nella lavanda dei piedi ad un’ostetrica
(Fonte: Corriere della sera)

E quando l’abito si sporcherà verrà lavato con la liscivia, un detersivo naturale ricavato dalla cottura della cenere, non una qualsiasi, ma quella generata bruciando un libro, un articolo di giornale interessante, un indumento con una sua storia, una preghiera… insomma qualcosa in grado di arricchire l’abito di sostanza e significato, in modo che il lavare non sia solo azione di sottrazione ma di arricchimento.

Fotografie tagliate

in forma di stupore

son cibo prelibato

per angeli viaggianti

vittime destinate

da chi non sa capire che ha ricevuto rose

e le lascia morire1

L’autostop è scelta ponderata e naturale per l’artista, che vuole entrare in contatto con più persone possibili, di qualsiasi estrazione sociale. Perché il senso del viaggio, si sa, è nel viaggio stesso e in questo pellegrinaggio la sposa fa dono di sé, non può nutrire sentimenti di paura o di sconforto. Al contrario, si consegna, ripetutamente, nella fiducia di trovare nell’altro accoglienza e protezione. Pensa che in un modo o nell’altro la strada verrà percorsa e che la provvidenza le assicurerà sempre un passaggio.

“L’unica cosa che mi spaventa è il freddo… e le bestie feroci, ma dove vado non credo ce ne siano!” Aveva dichiarato l’artista prima di partire.

E così il diario del viaggio si arricchisce di volta in volta dei volti di camionisti e autisti, operai, manager, insegnanti, artigiani, commercianti che condividono con l’artista chilometri e parole, un tratto di vita, seppur breve, assieme. L’artista scatta foto a queste persone, poi ne ritaglia i volti e li incornicia, registrando anche la loro voce quando possibile.

Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Bulgaria, Turchia. Il 31 marzo del 2008 Murat Karatas dà un passaggio all’artista, si allontana dalla strada principale fino a raggiungere la località di Ballikayalar. Arrivato in un bosco la violenta e subito dopo la strangola cercando poi di seppellire malamente il corpo. Muore così Giuseppina Pasqualino di Marineo, in arte Pippa Bacca.

Restano le parole

e vuoti da narrare…

Ora di te mi parlerà

la Via Lattea

velo di sposa

la notte imbiancherà1

A questo punto ogni parola potrebbe risultare fuori luogo, poco opportuna, e sarei tentato di chiudere tutto, foglio e computer dal quale sto scrivendo per andare a piangere di fronte al cielo e maledire la carne di maschio che mi porto addosso.

Ma così facendo lo straordinario messaggio di pace dell’artista, in-compiuto e pensato in tutta la sua straordinaria bellezza ne rimarrebbe di nuovo oltraggiato, coperto dal silenzio che impone la morte e la vergogna. E non dev’essere così.

Voglio che il viaggio, il tuo viaggio, Pippa, continui.

Libano, Siria, Egitto, Giordania e finalmente Israele. Voglio che ad attenderti lungo la strada ci siano uomini buoni, che ti accolgano senza dire una parola, non una. E ti aggiustino il velo, sotto cui si scorge il tuo volto, sorridente e rassicurante. E in questo gesto di amorevole cura e in questo silenzio voglio che si riveli in modo dirompente e commovente la misura dello sconfinato mistero che la donna, la sposa, la pace è per l’uomo.

Trento Vacca


“Brides on tour – spose in viaggio – è stato un progetto realizzato nel 2008 da Pippa Bacca e Silvia Moro in collaborazione con Byblos Art Gallery di Verona. Pippa Bacca e Silvia Moro sono partite da Milano vestite in abito da sposa, attraversando in autostop la Slovenia, la Croazia, la Bosnia, la Serbia, la Bulgaria, sino ad arrivare in Turchia, dove il percorso è stato bruscamente interrotto dalla tragica morte di Pippa…” (Fonte: sito internet Pippa Bacca)

I Radiodervish hanno dedicato la canzone Velo di sposa contenuta nell’album Human del 2013 proprio all’artista milanese Pippa Bacca.